mercoledì 23 novembre 2011

Le biciclette di Osaka

Ad Osaka non si può non notare il numero di biciclette.

E fanno subito saltare lo stereotipo dei giapponesi, ordinati e ossessivamente rispettosi delle regole.


Anche nelle altre città ci sono molte biciclette, ma la densità è inferiore.
A Tokyo, almeno nelle zone centrali, sembrano molte meno. Forse per l'impossibilità di farsi strada tra la folla mostruosa o per i mille sovrappassi e sottopassi pedonali poco bici-friendly. 


A Osaka le bici affollano i marciapiedi: in Giappone le bici vanno sul marciapiede.
Anche in centro. 
Anche nelle strapiene gallerie commerciali.
Le strisce delle piste e gli attraversamenti ciclabili, che in paesi come l’Olanda sono muri invalicabili, in Giappone sono solo decorazioni urbane.

Allo scattare del verde la bici parte a tutta velocità, puntando quello che potrebbe essere un piccolo varco tra la folla dall'altro lato della strada.
Ma la gente si sposta e la bici scarta e cambia direzione, infilandosi nello spazio dove passerebbe a malapena un pedone, di solito, senza centrare nessuno ;)

Come riesce a pedalare?
In bici è possibile fare di tutto: telefonare, scrivere messaggi, guardare le vetrine.
E' possibile pedalare con tacchi sui quali si riesce a malapena a camminare.
Si può tenere l’ombrello aperto, come da noi fanno solo gli anziani. Gli stessi che in macchina tengono il cappello. Altrettanto pericoli pubblici.
E se non piove, le signore per bene pedalano con l’ombrello parasole.

Qualche anno fa, un tassista di Kyoto - un signore anziano con un perfetto inglese, che doveva aver girato il mondo per lavoro, prima di fare l’autista - mi diceva che in teoria sarebbe vietato pedalare con l’ombrello, ma che il divieto viene sistematicamente ignorato.

Il nostro amico Giorgio, che vive da qualche tempo a Kyoto, sostiene che i ciclisti siano fuori da qualunque regola e che abbiano tacitamente la precedenza sui pedoni. 
Se vieni investito da una bici, buona educazione vuole che ti scusi :)

Se è abbastanza difficile essere investiti da un auto (noi viviamo a Milano, dove le strisce servono per mirare meglio i pedoni, quindi altrove attraversiamo ad occhi chiusi), non altrettanto si può dire dei ciclisti.

Meglio quindi stare attenti a non farsi investire.
Tenere le orecchie dritte, attenti al primo stridere di frenata alle proprie spalle.

In uno dei primi viaggi, a Tokyo, ho quasi scaraventato un ciclista nella Sumida
Sentita la frenata mi sono istintivamente girato. 
Purtroppo il disgraziato stava cercando di scartarmi e, in velocità, si è impigliato nel mio ingombrante zaino. 
Un triplo salto mortale carpiato. Fortuna che aveva il casco.
Rialzatosi, mi ha lanciato un sguardo come dire “questi stranieri, che non sanno nemmeno camminare”. Senza una parola ha rinforcato la bici ed è ripartito.

Anche nel parcheggio i ciclisiti si distinguono.
Come faceva notare Mamoru, in un post su Giappopazzie di qualche tempo fa, non sono rare le cataste di biciclette. E il termine “catasta” è tutt'altro che un’esagerazione. 
Ordinato parcheggio di due ruote. Lato nord della Stazione JR Osaka
Cartelli di divieto deliberatamente ignorati.

Quale parte di 「駐輪禁止」 non è chiara?
Chiudo con un’osservazione sullo stile di pedalata.
Da noi viene insegnato fin da piccoli a regolare la sella in modo che la gamba sia quasi tesa al punto massimo della pedalata.
I ciclisti giapponesi invece regolano il sellino più basso possibile.
Ne risulta una pedalata decisamente poco elegante, almeno secondo il nostro metro estetico.
Fortuna che i giapponesi hanno raramente i piedi a papera di noi occidentali!

Detto ciò, c’è da dire che sia solo una fortuna che in città così popolose come quelle giapponesi, sia così diffuso l'utilizzo della bici piuttosto che la macchina o i motorini.

5 commenti:

l'onorevole carpa ha detto...

Anche io ho rischiato la vita ad Osaka ahaaahh

Acalia Fenders ha detto...

Bellissimo blog e post interessantissimo.
Bisogna dire che i ciclisti olandesi sono più pericolosi (se per caso sali sulla ciclabile ti falciano in allegria) ma almeno rimangono nello spazio a loro designato ^^

Simona ha detto...

Paese che vai, ciclista che trovi! Non conosco i ciclisti olandesi, ma devono essere parenti stretti di quelli di Berlino! Ho rischiato più volte la vita (e io che pensavo che il marciapiede fosse un luogo sicuro!)
Invece a Osaka ne ho viste poche, forse perchè ci sono stata in piena estate (magari in un periodo di ferie anche per loro, visto che la città sembrava vuotina).

Nicus ha detto...

@Ciccola
Anch'io effettivamente, nel 2007 ad Osaka, avevo fatto meno caso alle bici.
La stagione era la stessa, ma c'ero stato solo un giorno.

Questa volta erano veramente tante! Impossibile non notarle.

Che negli ultimi anni siano aumentate? Pare strano...

kiruccia ha detto...

Il sellino basso non è solo antiestetico, è scomodissimo! Pedalare con le ginocchia sempre piegate è davvero stancante... infatti quest'anno ho arrancato non poco sulle salite di Nara!

In teoria cmq non si potrebbe telefonare in bici... del pedalare con l'ombrello non so, a parte il fatto che è anche abbastanza difficile, a Kyoto ho invidiato placide signore che pedalavano con l'ombrello spalancato sorretto da... un reggiombrello! Le ho invidiate anche per il fatto che, il primo giorno in cui ho noleggiato la bici io, l'ombrello era rimasto in albergo, e ovviamente ha diluviato...