venerdì 4 febbraio 2011

Bagni pubblici: teoria e pratica

Sto leggendo The Inland sea, di Donald Richie. Mi sono imbattuto in un brano curioso e ironico, che rompe gli stereotipi sulle abitudini nei bagni pubblici giapponesi.

(traduco a braccio dall'inglese, lasciando le spiegazioni in fondo)

A Sakaide come in ogni altro luogo, il bagno pubblico è solo accidentalmente un luogo dove pulire il proprio corpo.
Il bagno giapponese è più di un semplice bagno. E' una purificazione propiziatoria, una cerimonia di pulizia. Dopo si ritorna nei vecchi indumenti, sporchi.
Questo è molto giapponese. La forma è ufficialmente rispettata. Ufficialmente ognuno è pulito.


Immagine da WikiPedia
Il bagno è anche un luogo per vedere gli amici, per parlare e spettegolare.. E' quello che era la chiesa, il barbiere o il parrucchiere in occidente.
C'è qualcosa di religioso nel bagno pubblico giapponese. Innanzi tutto c'è un rituale.
Le scarpe si tolgono all'ingresso, si entra e si ripongono con cura i vestiti in un cestino, messo a disposizione dal locale.
Dopodiché, nudi come dei neonati, si entra nella sala del bagno, tra misteriosi vapori e forme offuscate.


Cesti dei vestiti [da Wikipedia]
All'interno ci si accovaccia. Ci si versa addosso acqua bollente con un catino, pulendosi ascelle e inguine. Si sciacqua la bocca più e più volte, si soffia il naso e si pulisce accuratamente ogni parte del corpo.


Quindi si entra nel bagno comune, un vasca grande, quadrata, piastrellata, nella quale a volte dozzine di persone siedono uno accanto all'altro, in un'acqua quasi ustionante, con le facce paonazze come peccatori in purgatorio.
Lentamente, si emerge. Seduti in fila e ci si insapona, senza tralasciare nessuna parte del corpo. Ogni centimetro quadrato viene passato più volte. Le piante dei piedi vengono sfregate con la pietra pomice.
Infine, assolutamente puliti, si rientra nella vasca fumante. Ora come un beato in paradiso, ci si siede per godersi il calore.

Purificati, si emerge, ci si riveste e si esce con il cuore più leggero e l'anima più pura.
Questa è la forma. Come i giapponesi dicono di fare il bagno. Raccomandando assoluta attenzione a non lasciare nemmeno una traccia di sapone nella vasca e di coprire le pudenda con l'asciugamano.
Postazioni per il lavaggio [da WiliPedia]
Io, però, sono stato abbastanza volte nei bagni pubblici per sapere quello che accaede realmente.

Ci si precipita dentro, nudi, l'asciugamano svolazzante, fermandosi solo sul bordo della grande vasca. 
Accovacciati una manciata di secondi per lanciarsi una manata d'acqua sui genitali.
Poi subito nella vasca. 
Non essendosi prima bagnati, l'acqua è troppo calda per entrare. Si apre il rubinetto dell'acqua fredda perché la vasca si raffreddi un pochino, provocando le lamentele di chi, già acclimatato, si stava godendo il calore.
Ancora non lavati, ancora completamente sporchi, si rimane nella vasca finché non ci si stufa. Solo a questo punto ci si siede e ci si lava. In modo particolare il collo, per qualche strana ragione.

L'ordine è preciso; prima i piedi, quindi le cosce, il torace e la faccia. Le parti private vengono trascurate: non è decoroso toccasi in pubblico.
Una veloce risciacquatura lascia grandi chiazze di sapone sul corpo. E via di nuovo nella vasca, dove la schiuma galleggerà sulla superficie bollente e infine si dissolverà.
Convinti di essere puliti, si sfrega via il resto dello sporco con l'asciugamano e subito si ributtano su gli abiti sporchi.
Macachi al Jigokudani-onsen, Nagano [da WikiPedia]

L'autore non è certo il solito occidentale capitato in Giappone  per caso o per turismo. Che non capisce nulla di quello che vede e ironizza sulle usanze differenti.
Donald Richie vive in Giappone dal 1947.
Ha scritto molto sulla letteratura e il cinema di quel paese, dove ha ricevuto diversi premi.

In questo libro parla dei primi anni '70. 
Oggi il bagno pubblico non è più una necessità e forse le cose sono cambiate.

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